Come si arriva a Venezia?
Oggi sono vari i modi per giungere in questa
unica città: dalla terraferma, attraverso un ponte automobilistico e uno
ferroviario, ma si può arrivare anche con motonavi dalla parte del mare.
Infatti, era dal mare che nei secoli passati entravano in città… sia i
passeggeri che le merci pregiate. I due lunghi ponti che dalla terraferma
portano a Venezia non esistevano. Nel 1846 fu costruito quello ferroviario,
dagli austriaci; quello automobilistico dagli italiani nel 1933, chiamato
all’epoca Ponte Littorio, rinominato dopo il 1945 Ponte della Libertà. Queste
lunghe vie danno l’idea che Venezia sia divenuta una penisola, in realtà era e
rimarrà sempre un insieme di isole. E’ grazie all’acqua che la circonda e ai
suoi primi intraprendenti abitanti che deve la sua conformazione e la
millenaria storia di città unica e irripetibile.
I primi ponti a Venezia
L’espediente, usato dai primi veneziani per porre le basi nella costruzione di
case, palazzi, rive e ponti, doveva seguire l’andamento del “caranto” e dei
canali. Così palazzi, calli e fondamente sorsero diritte, curve o a zigzag. Si
volle collegare le molte isole vicine con dei ponti. I primi erano
probabilmente semplici passerelle che nel tempo assunsero l’eleganza dell’arco
in mattoni e pietra. Buona parte dei ponti collega una fondamenta con un’altra
e costruite a seconda delle necessità; ad esempio quelle per uso commerciale
sono larghe e fornite di rive per scarico o carico merci.
Le nostre “vie”
Alla fondamenta si può giungere uscendo, dal labirinto di calli, o rughe, o
salizade, che ricordano la “casbah” orientale. Queste vie sono chiamate in
maniera differente, proprio per la peculiare caratteristica di ciascuna. La
“ruga” è una calle lunga e stretta con case e tanti negozi, la “salizada” è
come la ruga, ma più larga. In epoche passate queste strade, proprio grazie
alla loro importanza, furono tra le prime a venire pavimentate con le classiche
pietre in selciato grigio chiamate “masegni”, oggi usate ovunque in città.
L’intreccio di queste vie, conducono spesso ad apparizioni inattese come la
bianca facciata di una chiesa o l’aprirsi in luminosi campi.
I numeri civici
Venezia è divisa in sei “sestieri”: tre a destra e tre a sinistra del Canal
Grande; Santa Croce, San Polo, Dorsoduro, Cannaregio, San Marco e Castello.
Ciascuno ha una numerazione anagrafica, decisa nella prima metà del 1800, che
inizia dal N°1 e arriva al 5000/6000 in base alla grandezza del sestiere.
La gondola
La regina delle imbarcazioni veneziane è la gondola, elegante e romantica.
La gondola misura 11 metri e larga 1,60 circa. Costruita con vari tipi di
legno, ha una forma sottile e semi curva per equilibrare il peso del
gondoliere. Il colore nero ha più spiegazioni, sembra lo abbia voluto il senato
della Repubblica, dopo la grave peste del 1650 o forse perchè il nero le dona.
A prua c’è un curioso ferro detto “fero de prova” dai molti significati; la
sagoma a S è il Canal Grande, la parte più alta è il cappello del doge, sotto
il ponte di Rialto, verso l’esterno sei fasce orizzontali che rappresentano i
sestieri, uno verso la gondola è la Giudecca.
La Regata Storica
Oggi una delle feste più importanti è la Regata Storica, una
competizione che si svolge in Canal Grande composta da quattro gare, ciascuna
per ogni tipo di barca; “pupparini” per i giovani, “mascarete” per le donne, “caorline”
per gli uomini, “gondolini” per i campioni del remo.
Come nasce Venezia
Come mai una popolazione decide di vivere e far nascere una città in una
posizione così scomoda da raggiungere? Le popolazioni venete, vista la
difficoltà di contrastare l’arrivo dei barbari, furono spinte alla fuga e molte
di queste scelsero la via delle lagune. Alcune trovano riparo in un’isola
vicino alla gronda lagunare, che verrà chiamata Torcello. L’isola era
già abitata nel periodo romano, ma fu nel VII secolo che l’abitato ebbe una struttura
urbana con la costruzione della cattedrale; uno dei pochi edifici ancora
esistenti. Altri affluirono al centro della laguna nelle isole rialtine.
Infatti si presume che la nascita della città sia il 25 marzo 421, anno di
fondazione della prima chiesetta di San Giacomo a Rialto.
La costruzione della città
Considerando l’acqua come una difesa naturale, ma anche un pericolo per
l’erosione degli isolotti, si doveva costruire con tecniche particolari.
L’esperienza locale aveva insegnato che, sotto lo strato di terreno alluvionale
di superficie, c’era “il caranto”, un composto di sabbia e argilla, che
permetteva di trattenere con stabilità e sicurezza i grossi pali appuntiti di
larice o rovere conficcati nel suolo e usati come basi per le case, integrando
così questa soluzione con le tecniche costruttive di terraferma, giungendo ad
una edificazione ottimale che da secoli sorregge case e imponenti palazzi.
L’Arsenale
Il contatto diretto con il mare portava il pericolo di incursioni e razzie dei
pirati lungo le coste, quindi si decise di rafforzare le difese e dare l’avvio
alla costruzione di un primo arsenale militare. Una delle esigenze immediate
era quella di costruire una flotta che lentamennte crescesse per soddisfare
l’aumentata richiesta di prodotti orientali da parte dai paesi europei.
L’Oriente offriva spezie, tessuti, gioielli e i guadagni metteranno le basi
economiche per la potenza del nascente Stato. Nel 1100 circa sorgono le basi
per un vero e proprio Arsenale; l’idea era di dare impulso all’attività
cantieristica sotto il controllo statale, erigendolo in uno spazio lontano dal
centro commerciale, sicuro per eventuali incendi, soprattutto pratico per
l’uscita al mare.
Rivius Altus
Nel primitivo insediamento di Rivius Altus, il 25 marzo 421, venne consacrata
una chiesetta dedicata a San Giacometto, l’attuale edificio è di epoca più
tarda. Le isole erano alte e asciutte attorno all’ansa del Rivius Altus “canale
profondo”, un ramo minore del Brenta, uno dei vari fiumi, che passando per la
laguna, sfociavano nelle bocche di porto, divenendo un porto canale, chiamato
successivamente Canal Grande. Sulle sue rive si costruirono i primi edifici di
foggia bizantina come i “fonteghi”, sostituiti nei scoli da sontuosi palazzi
che tutt’ora arricchiscono la principale via d’acqua. Alla sua uscita,
nell’ampia laguna, si scelse un’isola dove nel’811 si iniziò la costruzione del
Palazzo Ducale e accanto fu eretta la cappella ducale per custodire le spoglie
del santo protettore della città: San Teodoro. Agli inizi del 900 iniziò la
costruzione del campanile di San Marco.
Il Leone
Il primo insediamento della futura città volle anche avere un santo patrono che
la proteggesse, scelsero San Teodoro, di origine greca, soldato dell’esercito
romano, a cui dedicarono la prima cappella palatina. La sostituzione del patrono
avvenne nell”anno 828 quando in città arrivò il corpo di San Marco. Secondo la
tradizione, le reliquie furono trafugate, in Alessandria d’Egitto e condotte a
Venezia, da due mercanti con uno stratagemma alquanto insolito: ricoprirono le
povere spoglie con spezie e carne di maiale, per la visione e l’odore della
carne, i soldati musulmani concedettero il lasciapassare senza controllare la
merce. La città si appropriò del simbolo dell’evangelista, per la forza e
determinazione del suo simbolo il leone alato.
“Delle Marie”
Era uso che il 31 gennaio si svolgessero tutti i matrimoni dell’anno. Siamo nel
944 sotto il dogado di Pietro Candiano III. In quel tempo le spose venivano
condotte con un corteo acqueo verso la chiesa dell’isola di Olivolo e, durante
la cerimonia, un gruppo di pirati dalmati sbarcarono nell’isola seminando terrore,
uccidendo e rapendo le spose. Riusciti nell’intento fuggirono verso le coste istriane,
mettendo in allarme l’intera comunità veneziana che si armò e partì all’inseguimento dei
predoni. Raggiunte le imbarcazioni dei pirati, dopo un breve combattimento i veneziani
liberarono le spose riportandole in laguna. In ricordo di questa piccola
vittoria, la Serenissima organizzò una festa detta “Delle Marie”.
La Basilica di San Marco
Costruita a forma centrale o croce greca, la basilica di San Marco
ricorda la struttura del reliquiario bizantino, ricopiando l’antica basilica
dei santi apostoli di Costantinopoli. La chiesa inizialmente si presentava con
una struttura di mattoni, a cupole basse, stile bizantino, senza fregi; tra il
1071 e il 1084 iniziarono le decorazioni a mosaico e dal 1159 anche con marmi,
in parte provenienti dai territori conquistati. Dopo la quarta crociata, la
facciata si arrichirà con la collocazione dei quattro cavalli ellenici
dell’ippodromo di Costantinopoli databili al II secolo a.C. L’abbellimento e le
aggiunte architettoniche, proseguiranno fino al 1600, divenendo un unicum del
territorio italiano.
Il Palazzo Ducale
Accanto alla chiesa, separato da un canale, sorgeva il Palazzo Ducale.
All’inizio aveva una struttura a castello fortificato, formato da alte mura,
usato sia per una eventuale difesa che come sede del governo. Già alla fine del
1100 la struttura cambiava aspetto, sostituendo torri e merli con facciate
eleganti in stile tardo bizantino, per poi prendere nel 1500 la fisionomia
attuale di gottico fiorito. Indescrivibile il patrimonio artistico in esso
contenuto e l’ardimento architettonico dell’edificio, basta ricordare la sala
del maggior consiglio, per grandezza e per le opere pittoriche che coprono
soffitto e pareti di artisti quali Tintoretto autore del “Paradiso”, che
costitusce la più grande tela al mondo.
Marco Polo
Marco Polo nacque nel 1254 e già nel 1271 partì con il padre e lo zio per una
grande avventura. Nel lungo viaggio Marco attraversò paesi e territori forse
mai visti da europeo. In Cina Marco si trova benissimo, impara la lingua e
diviene consigliere dell’imperatore. Viene inviato nei territori più lontani
per poi raccontare usi e costumi che il kan, per la vastità del paese, non conosceva.
Marco ritornerà a Venezia nel 1295 e la sua vita di mercante cambierà quando
Genova nel 1298 vuole bloccare lo sviluppo veneziano e scoppia la guerra di
Chioggia. I Polo armano una galea e Marco fa parte dell’equipaggio, partendo
assieme ad un centinaio di navi. La battaglia, persa dai veneziani, finisce in
maniera disastrosa: Marco viene fatto prigioniero e condotto a Genova. Nel 1299
tra Venezia e Genova sembra tornare la pace, avviene uno scambio di
prigionieri, così Marco torna a casa. Continuerà la sua vita nella sua città
come un tranquillo mercante, abitando nella parrocchia di San Giovanni
Crisostomo.
Il Ponte di Rialto
Il primo ponte di Rialto fu costruito nel 1181 e nel 1310 danneggiato
dalla ritirata di Bajamonte Tiepolo; nel 1444 fu ricostruito, sempre in legno,
ma con le botteghe. Nel 1503 si decise di costruirlo in pietra, ma solo nel
1551 uscì il bando e lo vinse Antonio da Ponte. Iniziò l’ardita costruzione nel
1588 e finì nel 1591. Tutto in pietra d’istria, per alcuni doveva crollare poco
dpo, invece resistette ed ancora oggi è attraversato da migliaia di persone;
rimane uno dei simboli più significativi e prestigiosi della città. Oltre il
ponte, nella più importante isola, era sorta nel 421 la prima chiesetta
dedicata a San Giacomo e attorno nacquero varie attività fra cui quella
finanziaria, ossia i banchi dove venivano fatte le traslazioni tra i mercanti.
Venivano anche commercializzati vari tipi di merci distribuite per aree; la
pescheria ed erberia avevano spazi ampi lungo il Canal Grande, mentre le merci
pregiate come oro, spezie, tessuti lungo i percorsi interni.
Tintoretto
Le scuole veneziane facevano a gara per possedere i dipinti eseguiti dai
pittori più famosi. Uno degli artisti più interessanti è Tintoretto,
ossia Jacopo Robusti (1519-1594), ultimo pittore del Rinascimento italiano, che
arricchì la Scuola Grande di San Rocco. Da subito ebbe buoni rapporti con
patrizi e borghesia benestante, forse anche per questo motivo, non solo per la
sua bravura, lavorò in parecchie sedi oltre che in Palazzo Ducale dove realizzò
il gigantesco “Paradiso”. O Tiziano Vecellio (1480-85-1576), nato in una
famiglia agiata, ebbe la fortuna di entrare nella bottega di gentile Bellini.
Molteplici anche per lui gli incarichi, il più significativo oltre ai ritratti
di imperatori e papi, “L’Assunta” posta sull’altar maggiore della chiesa dei
Frari.
Murano
L’isola di Murano fu una delle prime abitate dai profughi di Altino ma
fu anche luogo di transito per gli abitanti di Torcello verso la futura
Venezia. L’isola ebbe sempre una certa autonomia, divenne importante per la
lavorazione del vetro, con un decreto del 1291-1295, trasferendone le fornaci,
liberando così la laguna, costruita ancora per buona parte in legno, dal
pericolo di incendi. L’arte del vetro portò a ricchi guadagni e fu così che il
suo grande sviluppo, sia creativo che economico, costrinse la Serenissima a
controllare l’attività, obbligando i maestri vetrai, per non svelare i segreti,
a vivere relegati in isola e ad allontanarsi solo con permessi speciali.
La Musica a Venezia
Fu Antonio Vivaldi (1678-1741), detto il Prete Rosso, per il colore dei
suoi capelli, a vivacizzare l’arte musicale veneziana di questo secolo, uno dei
maggiori compositori barocchi, oltre che un talento del violino. Dedito sia
all’opera seria che buffa, Baldassare Galuppi (1706-1785), detto il
Buranello dal luogo di nascita, fonde nella musica la oetica di Carlo Goldoni,
inventando il dramma giocoso. Non solo nei teatri, ma anche nei salotti o nelle
chiese, le musiche intrattenevano il pubblico, con i concerti di Tommaso Albinoni
(1671-1751), virtuoso del violino, compositore barocco, a cui J. S. Bach,
attratto dalla sua musica, lo omaggiò trascrivendo, da alcuni suoi brani, due
fughe. Particolare è Benedetto Marcello (1686-1739), di famiglia nobile,
che riuscì a coniugare la musica al lavoro di avvocato, di magistrato, di
scrittore.
Il crollo del campanile
Il crollo del campanile di San Marco nel luglio del 1902 scuote l’intera città.
La sua veloce ricostruzione nel 1912 riportò ai veneziani il simbolo millenario
della città, sulla cima campeggia Gabriele, l’angelo dorato. Nella cella
campanaria furono riposizionate le cinque campane, distrutte nel crollo e che
ripresero a suonare con un nuovo concerto. Con la ricostruzione del campanile,
la città riprese la via delle innovazioni: l’arrivo dell’energia elettrica, nel
1905 e contemporaneamente dandosi un nuovo aspetto urbanistico, allargando le
strade, con l’interramento di canali e l’abbattimento di alcuni edifici.
L’imprenditoria privata ampliò le fabbriche, spostandosi in terraferma, si
moltiplicarono gli operai, ed anche lo sport si ritagliò uno spazio e, nel
1907, nacque il calcio Venezia.